domenica 21 luglio 2013
Ricordi d'estate di tanti anni fa
Ricordo quando il 15 di agosto di secoli fa si andava al mare con il cavallo e il carretto di mio nonno con tutti sul caretto oltre ad una quantita' incredibile di cose: sembrava che ci dovessimo restare per un mese e invece al tramonto si doveva tornare.Avevo quattro o cinque anni. Si partiva all'alba per arrivare col sole gia' alto per fare circa quindici chilometri. Sullu trainu ci stavo io, la nonna, la zia, lo zio, mio padre, mia madre, i miei due cugini e mi miei fratelli che non ricordo quanti fossero a quel tempo (alla fine fummo cinque) oltre a mio nonno che guidava. Lu cavaddhru malecarne si fermava spesso per mangiare l'erba che cresceva in qualche punto dello stradone bianco e verde e ogni tanto rosso scuro (la terra battuta), le ruote del carretto sobbalzavano in continuazione e prendevano tutte le pietre che sporgevano dall'erba. Ricordo che dopo aver bevuto e volendo buttare l'acqua che era rimasta nel bicchiere d'alluminio io che stavo sul bordo del carretto , mi ritrovai sotto il carretto a guardare le ruote e le zampe del cavallo, meno male che caddi dal bordo estremo e non davanti. Siccome a quell'eta' eravamo fatti di gomma, mi recuperarono senza danni e mi rimisero sopra. Ricordo che non c'erano case al mare: dove finiva la terra coltivata cominciava la sabbia e le dune e ogni tanto attraverso un varco fra le stesse si vedeva il mare. Il mare era qualcosa di strano e quella distesa sterminata di acqua mossa dalle onde ti lasciava senza fiato appena si arrivava. Arrivati al mare era' gia ora di cucinare perche'il mangiare era preparato nei tegami ma ancora da riscaldare e finire di cuocere (anche la famosa parmigiana dove ci si metteva di tutto perche' non si aveva niente). Il fuoco si faceva sulla sabbia con il legno recuperato sulla spiaggia e per riparare il fuoco dal vento si faceva un semicerchio di pietre (anche quelle recuperate sulla spiaggia). Ci si riparava dal sole sotto il carretto con delle coperte a mo' di tenda sulle stanghe. Appena arrivati al mare noi bambini ci buttavamo subito fra le onde togliendoci i vestiti e tenendo solo le mutande. I grandi essendo indaffarati, chi a preparare il fuoco chi a preparare il carretto con le coperte e legare il cavallo a qualche sasso o alberello ci lasciavano fare poi ci richiamavano sgridandoci perche' a ferragosto non si poteva fare il bagno, secondo la credenza popolare in quel giorno era pericoloso. Si mangiava a menzatia, un'orario compreso fra le dodici e l'una con un condimento di tanta sabbia quando si alzava il vento. Dopo aver mangiato le donne lavavano i tegami e le padelle con l'acqua del mare e la sabbia per togliere l'unto. Al mare noi bambini ci scatenavamo dopo mangiato, altro che dormire, e i grandi dovevano minacciarci di cose terribili per farci stare un po' piu' quieti e rimanere vicini a loro. Verso le sei si doveva ritornare per essere a casa prima del buio ed era allora che sul carretto noi bambini sfiniti ci finalmente ci addormentavamo sulla via del ritorno.
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