sabato 21 dicembre 2013

Buon Natale e Felice Anno Nuovo!


lunedì 25 novembre 2013

Salento: gli ulivi risorgono, smascherando la bufala del “batterio killer” (da Salviamo il Paesaggio)

Chi si è recato nei giorni scorsi nelle aree “rosse”, quelle maggiormente colpite dal fenomeno dell’essiccazione degli ulivi, vi ha trovato alberi in pieno vigore rigenerativo. Tutto questo in uliveti abbandonati, che non hanno subito nessun intervento “curativo”, ed è tutto un tripudio di germogli e di nuova vegetazione!

L’area interessata comprende dagli 8.000 ai 10.000 ettari, e sarebbero fino a 600.000 gli alberi d’olivo che rischiano l’eradicazione. Numeri biblici, per uno scenario di devastazione da film di fantascienza! Pesticidi e diserbanti chimici da usare con la scusa di eliminare tutti i “serbatoi di inoculazione”, (si parlava, persino, di irrorazione dall’alto con l’uso degli aerei), e squadre, financo, di militari, lanciafiamme contro erbe e muschio, ed eradicazioni!

Si è parlato, non a caso, con preoccupazione e rabbia da parte dei cittadini, di “shoah degli ulivi”, e di “olocausto chimico del Salento”, e in tanti hanno perso il sonno per via degli incubi di tutto questo assurdo scenario da guerra contro tutto ciò che vuol dire Salento!

Il brutto gioco messo in piedi ad arte, e che oggi crolla rovinosamente, è ormai fin troppo palese. Dopo esser stati chiamati ad intervenire per studiare la particolare sintomatologia del disseccamento di alcuni rami degli ulivi, (chiamati anche da alcuni nostri attivisti, cittadini sensibili all’ambiente), dei tecnici preposti giunti sui luoghi vi trovano sugli alberi diversi patogeni, insetti e muffe, ma anche poi un batterio, di questo i primi studi ben dimostrano essere non patogeno per alcuna coltura e, addirittura, un batterio che esperimenti pubblicati, inoculato nell’ulivo, non ha dato mai sintomatologie patogene. “Si dà il caso che le indicazioni molecolari acquisite a Bari forniscano buoni motivi per ritenere che il ceppo salentino di Xylella fastidiosa appartenga ad una sottospecie (o genotipo) che non infetta né la vite né gli agrumi, e che esperienze statunitensi (California) indicano come dotato di scarsa patogenicità per l’olivo” (articolo pubblicato il 30 ottobre 2013 sul sito della Accademia dei Georgofili, per l’approfondimento sul caso degli olivi salentini)...leggi tutto

giovedì 19 settembre 2013

Dal Medico della Mutua

Mi sento depresso
di colpa ho il complesso,
ho l'ernia iatale
e quella inguinale
la prostata e' grossa
ho pure la tosse;
che cosa si rischia
se il polmone fischia?
La mutua rimborsa
il crollo di borsa?
Se prendero' il viagra
la mutua mi paga?

Per tutta risposta:
lei prenda un po' questa,
la pillola rossa
va presa al mattino
e questa qui bianca
se il calcio le manca,
poi questa supposta
se e' un poco indisposto;

ma se nel frattempo
non muore anzitempo
a giorni vedra'
stara' meglio si sa!

lunedì 19 agosto 2013

Il Giglio di mare, la pianta che nuota

Il Giglio di mare, scientificamente Pancratium maritimum, è una pianta, rara e misteriosa; un giglio bulboso della famiglia delle Amaryllidaceae, che cresce spontaneamente sui litorali italiani, ma viene anche coltivato come pianta ornamentale. Queste piante come tutte le specie di questa famiglia, nella stagione sfavorevole trascorrono un periodo di riposo completo perdendo tutta la loro porzione fuori terra, fusto e foglie, così da sparire completamente alla vista e resistere così alle temperature ed alle azioni aggressive invernali. Si tratta di una pianta monocotiledone; cioè che al germogliare del seme sviluppano una sola fogliolina, da qui mono-cotiledone. La pianta all’esterno assume forma di "cespo" che si allarga orizzontalmente, mentre sotto la superficie sabbiosa presenta un bulbo sotterraneo che produce bulbilli, attraverso i quali si riproduce per via vegetativa. Il fiore è una meraviglia della natura, bianco e con una forma dei petali che ricorda le bellissime orchidee. Si tratta di un fiore "ermafrodita" con impollinazione entomofila produce una capsula contenente molti semi di colore nero. Il vero seme è situato all'interno di una massa sugherosa e leggerissima, che permette il galleggiamento del seme come avesse un salvagente. Le onde delle mareggiate che raggiungono le dune raccolgono i semi dispersi tutt’intorno dalla pianta e li disseminano, grazie alle correnti, in altri punti della costa, anche lontanissimi, favorendo la disseminazione in nuovi territori. E’ per questo che tale disseminazione, molto originale come mezzo utilizzato, la navigazione, è chiamata “idrocora". E’ una formula adottata da questa ed altre poche specie, tra cui la più famosa è la disseminazione delle noci di cocco attraverso il mare che consente alle piante di distribuirsi tra molte isole. Questa pianta, per quanto bella è altresì velenosa e la sua fioritura avviene dal 15 luglio a fine agosto, quando, sul finire dell’estate si vedono le capsule verdi contenenti i semi; a settembre le capsule assumono sfumature marroni e lasciano intravedere all'interno i semi neri destinati a cadere al suolo e prendere la via del mare. Chi li trova è invitato naturalmente a fotografare i fiori e a respirarne il profumo ma si raccomanda di non cogliere o danneggiare le piante in alcun modo perche' essendo in via d'estinzione secondo la legge italiana sono specie protetta.

La TAP a San Foca: una bomba ad orologeria!


Esplosione di un gasdotto della Enterprise Products Partners nell'Illinois il 13 agosto 2013

domenica 21 luglio 2013

Ricordi d'estate di tanti anni fa

Ricordo quando il 15 di agosto di secoli fa si andava al mare con il cavallo e il carretto di mio nonno con tutti sul caretto oltre ad una quantita' incredibile di cose: sembrava che ci dovessimo restare per un mese e invece al tramonto si doveva tornare.Avevo quattro o cinque anni. Si partiva all'alba per arrivare col sole gia' alto per fare circa quindici chilometri. Sullu trainu ci stavo io, la nonna, la zia, lo zio, mio padre, mia madre, i miei due cugini e mi miei fratelli che non ricordo quanti fossero a quel tempo (alla fine fummo cinque) oltre a mio nonno che guidava. Lu cavaddhru malecarne si fermava spesso per mangiare l'erba che cresceva in qualche punto dello stradone bianco e verde e ogni tanto rosso scuro (la terra battuta), le ruote del carretto sobbalzavano in continuazione e prendevano tutte le pietre che sporgevano dall'erba. Ricordo che dopo aver bevuto e volendo buttare l'acqua che era rimasta nel bicchiere d'alluminio io che stavo sul bordo del carretto , mi ritrovai sotto il carretto a guardare le ruote e le zampe del cavallo, meno male che caddi dal bordo estremo e non davanti. Siccome a quell'eta' eravamo fatti di gomma, mi recuperarono senza danni e mi rimisero sopra. Ricordo che non c'erano case al mare: dove finiva la terra coltivata cominciava la sabbia e le dune e ogni tanto attraverso un varco fra le stesse si vedeva il mare. Il mare era qualcosa di strano e quella distesa sterminata di acqua mossa dalle onde ti lasciava senza fiato appena si arrivava. Arrivati al mare era' gia ora di cucinare perche'il mangiare era preparato nei tegami ma ancora da riscaldare e finire di cuocere (anche la famosa parmigiana dove ci si metteva di tutto perche' non si aveva niente). Il fuoco si faceva sulla sabbia con il legno recuperato sulla spiaggia e per riparare il fuoco dal vento si faceva un semicerchio di pietre (anche quelle recuperate sulla spiaggia). Ci si riparava dal sole sotto il carretto con delle coperte a mo' di tenda sulle stanghe. Appena arrivati al mare noi bambini ci buttavamo subito fra le onde togliendoci i vestiti e tenendo solo le mutande. I grandi essendo indaffarati, chi a preparare il fuoco chi a preparare il carretto con le coperte e legare il cavallo a qualche sasso o alberello ci lasciavano fare poi ci richiamavano sgridandoci perche' a ferragosto non si poteva fare il bagno, secondo la credenza popolare in quel giorno era pericoloso. Si mangiava a menzatia, un'orario compreso fra le dodici e l'una con un condimento di tanta sabbia quando si alzava il vento. Dopo aver mangiato le donne lavavano i tegami e le padelle con l'acqua del mare e la sabbia per togliere l'unto. Al mare noi bambini ci scatenavamo dopo mangiato, altro che dormire, e i grandi dovevano minacciarci di cose terribili per farci stare un po' piu' quieti e rimanere vicini a loro. Verso le sei si doveva ritornare per essere a casa prima del buio ed era allora che sul carretto noi bambini sfiniti ci finalmente ci addormentavamo sulla via del ritorno.

giovedì 25 aprile 2013

25 aprile 1945 - 2013

25 Aprile 1945